All'indomani del secondo dopoguerra il tema dell'arte sacra appare tanto ampio quanto spesso venato di ambiguità. Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 - Roma, 1991) rappresenta in tale contesto un punto fermo.
Manzù prova a stabilire un dialogo vivo e fruttuoso con l’arte contemporanea, fra l’altro prendendo parte, nel 1949, al concorso per la porta di San Pietro in Vaticano.
[...]
Nello stesso periodo un secondo, grande maestro, Lucio Fontana (Rosario, 1899 – Comabbio, 1968) tenta di rispondere a interrogativi molto simili, ad esempio partecipando al concorso per le porte del Duomo di Milano del 1950. Stabilire un ponte, un dialogo fra Manzù e Fontana significa dunque riportare alla luce una linea essenziale dell’arte – italiana e non solo – fra gli anni cinquanta e sessanta del novecento. In particolare, la mostra rivede l’opera di Giacomo Manzù alla luce di almeno due problemi. Il primo: il rinnovato rapporto con la Chiesa, dopo lo “scandalo” delle formelle esposte a Milano nel 1941. Il secondo: il tentativo del Vaticano di stabilire tra gli anni ’50 e ’60 – ovvero in un frangente animato da forti contrasti politici e ideologici – un nuovo rapporto con l’arte contemporanea. La rilettura delle fonti d’epoca, l’attenta analisi della sperimentazione linguistica del maestro, come pure l’inedito accostamento a Lucio Fontana ribadiscono la centralità di Manzù, restituendolo come un protagonista dell’arte del Novecento.
Lo trovi in
Scheda
PUGCR@Biblioteca Consiglio Regionale della Puglia Teca del Mediterraneo
Biblioteca
Teca del Mediterraneo – Consiglio regionale della Puglia