Tra le figure dell'esperienza giuridica relative al possesso terriero un posto importante, tra Ottocento e Novecento, è stato occupato dall'enfiteusi. Bandita dalla Rivoluzione francese, esclusa dal Code Napoléon, venne accolta dai codici preunitari della Restaurazione perché ritenuta cruciale per lo sviluppo dell'agricoltura e della ricchezza fondiaria.
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La ricerca parte da queste premesse per tracciare una storia dell'enfiteusi fatta di terra e di uomini, di interessi e di problematiche sociali, ove l'antico contratto agrario gioca un ruolo centrale per l'eversione feudale e l'appropriazione della manomorta ecclesiastica da parte di un nuovo ceto ‘civile' che si appresta al proprio ingresso nelle dinamiche socio-politiche dell'Italia unita. Scienza giuridica, logiche proprietarie e istanze progressiste si intrecciano tra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX fino alla ridefinizione dell'enfiteusi come diritto reale, e alla sua inclusione nei progetti che condussero alla codificazione civilistica del 1942, anche in prospettiva coloniale, con un palese rafforzamento del diritto del concedente. Il secondo dopoguerra e le seguenti riforme declinarono l'istituto a favore del dominio utile, provocando così la crisi dell'enfiteusi, tanto da farne presagire la scomparsa: l'esperienza degli ultimi anni invece ne documenta persistenza e vitalità.
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PUGCR@Biblioteca Consiglio Regionale della Puglia Teca del Mediterraneo