Un viaggio reale che molti di noi hanno ancora difficoltà a processare e continuano a vivere come immaginario. Con le sue foto Donato Fasano ha cercato di raccontare anche questo stato d’animo, nell’alternanza fra immagini forti e anche un po’ fantasiose, da film di fantascienza, perché questo succede quando si cerca di evadere da una realtà triste, che non si riesce ad accettare.
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Ci si proietta altrove. Ha voluto combattere il mostro a modo suo: manipolando digitalmente le immagini, ricorrendo a effetti speciali analogici su file digitali. La fotografia può solo in parte raccontare il virus - e altrettanto impegno per curarlo - e se si vuole cercare di calmierarlo non resta che ricorrere all’arte, che tutto sublima. Donato Fasano ha scattato queste fotografie al Policlinico di Bari, nel padiglione “Asclepios”, adibito a terapia intensiva per i malati di Covid-19, incominciando la sua giornata insieme a medici e infermieri e come loro si è sottoposto al rituale della vestizione: la tuta bianca sopra i vestiti, i guanti, i copri-scarpe, il casco autoventilato, la continua e accurata disinfezione delle mani. Il clima vissuto ha condizionato il suo modo di scattare, non ha avuto tempo di ragionarci, le immagini hanno preso un loro cammino, sono diventate significante e significato del suo racconto in movimento. Che s’è fatto punto di vista non solo sulla sofferenza ma anche sulla cura. Si è mosso autonomamente, non ha voluto rubare neanche un secondo alle attenzioni che medici e infermieri rivolgevano agli ammalati, di cui ha osservato i volti attraverso l’obiettivo, facendo proprio il loro sguardo.
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